Persone molto diverse fra loro, emerse, con l’urgenza del ricordo, dalla memoria di una vita.
Piccola, timida testimonianza di una ricchezza nascosta.
Zefir
“Cosa vuoi, sono nato sotto una cattiva stella” diceva Zefir nei momenti di sconforto. Vita difficile la sua , straziata dalla solitudine e dalla sofferenza, che tuttavia non hanno soffocato in lui l’innata dolcezza e delicatezza d’animo.
Chadel
Risata schietta e gioviale, mani e braccia in continuo movimento, sempre pronto alla battuta e ad accettare un bicchiere di vino o un posto a tavola, regalando, in cambio, quando l’aveva, una copia del giornale del giorno prima.
È l’amico di tutti, Chadel il postino!
Per lunghi anni ha percorso le strade della zona postale di Antagnod, da un villaggio all’altro, distribuendo la posta che ritirava a Periasc dalla corriera in arrivo da Verres.
Rientrava nel tardo pomeriggio, a volte un po’ malfermo sulle gambe, ma sempre allegro, gesticolando e discutendo animatamente. Da solo!
IL vecchio pastore
Sguardo sereno, intenso. Gesti lenti ed essenziali, come le parole. Dalla sua figura emanano pace e serenità.
Nella quotidiana contemplazione di orizzonti, fonte di perenni e intense emozioni, ha forse trovato il senso profondo e universale della vita?
Rosa e Giuseppe Rivetti
Rosa e Giuseppe Rivetti arrivano ad Ayas nella seconda metà degli anni ’20.
Il turismo è agli albori. L’economia locale è di pura sussistenza, ma la valle è splendida.
I nuovi arrivati ne sono affascinati e scelgono una posizione incantevole per costruire le loro case di vacanza.
Il loro interesse per il paese non è tuttavia solo turistico. Si interessano ai vari aspetti della vita locale. La signora soprattutto alla scuola e ai bambini.
Colpiti e affascinati dalla storia del convitto D’Andres, allora chiuso, decidono di riaprirlo ed ecco prendere vita il convitto D’Andres-Rivetti.
Sulla facciata, accanto ai nomi di coloro che hanno contribuito alla sua riapertura, il busto di Giuseppe Rivetti, testimonia la gratitudine d’Ayas per la generosità di questa famiglia.
Zorio e Bini
“Fare qualcosa per donarla ad altri, accomunare a questo fine persone diverse per realizzare insieme un’iniziativa, consci delle inevitabili difficoltà e dei problemi che la stessa comporta, ma sorretti dalla volontà di giungere alla meta.”
Così Ezio Zorio esprime, nella sua introduzione al libro Ayas, lo spirito col quale egli ha guidato la realizzazione di un’esperienza appassionante.
Nato da un’intuizione della guida Giancarlo Fosson, accolta e realizzata da Zorio, Ayas è reso vivo e palpitante dalle fotografie realizzate da Gianfranco Bini, che così si esprime nella pagina conclusiva:
“Pochi luoghi sono per me motivo di profondo affetto come questo, che mi ha dato tante ore di libertà e di gioia. Quassù ho trovato la dolcezza dimenticata delle piccole cose della vita.”