Introduzione
Gli spazi di condivisione non mancano nel villaggio: funzioni religiose, feste patronali, momenti difficili attraversati da qualche famiglia, lavoro collettivo per il bene della comunità, …
Pochi esempi di una vita comunitaria intensa e sentita, nata dalla necessità di essere uniti, per superare le difficoltà e le ristrettezze di un’economia di pura sussistenza, ma soprattutto da un sentimento profondo di appartenenza e di identità, che fa del villaggio una grande famiglia.
La solidarietà
Una piccola realtà, una grande famiglia. Questo è il villaggio, in cui la vita scorre lentamente, con ritmi costanti, che permettono alle persone di incontrarsi, di parlarsi, di condividere.
Nessuno è solo. Nemmeno il povero che passa chiedendo l’elemosina: anche per lui c’è un angolo di casa, un pasto caldo. E, come in una famiglia, gli inevitabili dissidi, le facili incomprensioni cadono davanti al legame profondo della solidarietà che tutti unisce.
La sederià
Le lunghe serate invernali diventano momenti di incontro per gli abitanti del villaggio.
Nel tepore delle stalle, con amici, parenti o vicini, venuti sédè (in visita) si parla, si ricorda, si lavora.
Le donne cuciono, filano, lavorano a maglia. Gli uomini chiacchierano, riparano o fabbricano attrezzi da lavoro. I bambini giocano o fanno lavoretti.
Le corvé
Le corvé sono nate nel Medioevo, come prestazioni dovute al feudatario, e sono rimaste, dopo l’affrancazione concessa dagli Challant, come prestazioni dovute al Comune.
Alla fine degli anni ’40, con l’entrata in vigore della Costituzione, le corvé vennero dichiarate incostituzionali. Ciò nonostante rimasero, su base volontaria, come semplice espressione di solidarietà, anche se sottoposte all’antico regolamento.
Cessano con l’esplosione del benessere, portato dal turismo, che ha fatto cadere tutti i valori della cultura contadina, compreso quello della solidarietà.