Prefazione e note

ILa signora Alliod Terza Maria, detta Tersilla, era discendente da una famiglia di Antagnod che da più generazioni si occupava, per tradizione, di suonare le campane della chiesa parrocchiale di San Martino di Ayas.

Lo scritto che qui riportiamo fu da lei redatto nel 1993 e vi riferisce sia quanto si faceva in passato, quando suo padre e suo nonno suonavano a mano, sia quanto ancora si faceva al tempo in cui scrive. Si spiega così perché nel suo scritto oscilli tra indicativo e imperfetto, senza un’apparente ragione.

Lo scritto abbonda di termini tecnici in patois e di nomi di luogo, che abbiamo ritenuto corretto e interessante mantenere. Per permetterne la comprensione le abbiamo evidenziate in verde e di ciascuno abbiamo fornito la traduzione o la spiegazione nelle note che seguono. Potete lasciare aperta questa pagina e rornare al testo di Tersilla (e vicersa tornare qui) cliccando sulla corrispondente linguetta nella barra in alto del vostro browser. Le spiegazioni firmate con [S.R] sono di Silvio Rollandin e sono tratte dal suo commento al testo di Tersilla, pubblicato nel Bollettino citato.

Per facilitare la lettura dello scritto vi abbiamo apportato piccole modifiche e introdotta una titolazione in grassetto.

È possibile ascoltare le suonate via via descritte nella pagina Suoni, che potete aprire anche da qui.


NOTE

1- Le dieci campane, fatte realizzare dal parroco Dandrès nel 1861, sono qui riportate nell’ordine P1 indicato dal parroco Auguste Clos nella sua pregevole “Mémoire de la paroisse d’Ayas” del 1889 con il nome attribuito a ciascuna di esse e con il relativo peso.

  1. 1) Santa Trinità: kg. 1.240, la campana maggiore (chiamata in patoit la gran )
  2. 2) Santa Maria Immacolata: Kg.720
  3. 3) San Martino: Kg. 480
  4. 4) San Grato: Kg.380
  5. 5) Auxilium Christianorum: Kg.280
  6. 6) Santa Barbara: Kg.180
  7. 7) San Giocondo: KG:140
  8. 8) Sant’Anselmo: Kg100
  9. 9) San Rocco: Kg.80
  10. 10) Sant’Antonio: Kg. 60

Le campane potevano essere suonate a distesa operando con la consueta corda, oppure a martello con una strana pianola fatta di asticelle di legno manovrate dal campanaro, come descritto dal fratello di Tersilla, Giovanni, nel Bollettino Parrocchiale del maggio-luglio 2015.               [S.R.]

2 – trècoudà = carillonner, suonare a carillon. La parola carillon designava originariamente un insieme di campane, collocate su campanili o torri civiche, suonate con battagli esterni alla campana, azionati tramite una tastiera, così da poter eseguire anche brevi brani musicali. Il termine è successivamente passato a indicare anche i brani suonati. Ancora più recentemente ha acquisito anche il significato di scatola musicale: una scatola in legno o metallo capace di riprodurre semplici motivi musicali mediante la vibrazione di sottili lamelle metalliche azionate dai denti di un tamburo cilindrico ruotante, mosso da una molla.

3 – modè = parola patois dal significato non ben definito, il senso in questo contesto è suonata.

4 – pitidè = il carillon delle 6 campane più piccole

5 – secondè = il carillon delle 8 campane più piccole

6 – grose = il carillon di tutte e 10 le campane