Introduzione

Gesti sicuri, antichi e sempre uguali, trasformano dei semplici ceppi di legno in sabots: unica calzatura portata in Ayas da tutti, grandi e piccini, sino a non molti anni fa.

Sono i sabotiers, molto numerosi un tempo ora rimasti in pochi, riuniti in una cooperativa che vuole mantenere viva l’arte della fabbricazione dei sabots.

C’è chi rimane in valle e chi va in Piemonte, perché anche qui i sabots sono molto apprezzati. C’è chi lavora da solo come Osvaldo e chi lavora in coppia come Mile ed Ezio.

 

Osvald dè Medé

Osvaldo ci conduce, passo dopo passo, alla scoperta dell’arte dello zoccolaio che, con mani sapienti e occhio acuto, trasforma due semplici ceppi di legno in un bellissimo paio di sabots.

Una calzatura comoda, calda e asciutta, un tempo portata da tutti e ora divenuta simbolo di un passato travolto dal presente.

Milè dè Boret e Ezio dè Morich

Milè e Ezio lavorano in coppia. Milè fa la parte esterna del sabot, e Ezio la parte interna.

Alla perizia e alla precisione dei gesti, sempre uguali pur nelle lievi differenze personali, si unisce qui una maggior resa del lavoro, che si traduce in un maggior numero di sabots prodotti in una giornata.

Milè dè Baetta

Anche Milè dè Baetta, zoccolaio noto per i suoi sabots belli e comodi, trasforma per noi due ceppi in un paio di sabots, ma ci fa anche vedere come si rifiniscono i sabots e come si correggono i piccoli difetti per rendere la calzatura un po’ più comoda.

I sabots venivano cerchiati per farli durare più a lungo e, d’inverno, venivano inseriti dei chiodi sotto il tallone per non scivolare sul ghiaccio.

Intervista a Baetta