Introduzione
All’inizio dell’inverno nei villaggi i forni si animano: è il periodo della panificazione. Per scaldare un forno ci vuole tanta legna, perciò il forno non verrà lasciato raffreddare finché tutte le famiglie non avranno cotto il pane necessario per tutto l’anno.
Ora il pane riposerà nella stanza del pane, che si trova nel rascard, appoggiato sui rahtèllé: apposite strutture, debitamente attrezzate per impedire ai topi di mangiare il pane.
La preparazione dell’impasto
Segale e frumento si uniscono, si mescolano.
Il lievito madre e l’acqua tiepida ne fanno un soffice impasto, lavorato a lungo dalle forti braccia delle pahtolére (impastatrici).
Poi l’impasto riposa al caldo nella culla di legno (l’arbe, la madia), ben coperto da un telo. Poco a poco l’impasto lievita e ora è pronto per diventare pane.
Li pan, le piatè è le créchen
L’impasto lascia il tepore dell’arbe (madia) e viene diviso in tante porzioni che diventano pan, piatè e créchen.
Più piccoli e più tozzi i pan; più grandi e più sottili le piatè, curiosamente disegnate; del tutto particolari i créchen: chiocce con i pulcini, conigli, pesci e altre creazioni fantasiose. Sono i pani per i bambini, perciò sono anche zuccherati!
La cottura
Dopo aver riposato (sèpognè) sui tavéi (tavole d’appoggio) il pane è portato nel forno che, liberato dalle braci e lavato con il mundo (straccio fissato ad un capo di una lunga asta) è pronto ad accoglierlo per l’ultima trasformazione.
I pani, dopo la cottura, riposeranno sulle rahtèllé (rastrelliere), l’ultima tappa di un percorso iniziato in un campo solatio.
La panificazione a Pila
A Pilaz , come a Saint Jacques, come in tutti i forni è il momento della panificazione.
Le famiglie si riuniscono per aiutarsi a vicenda. Il lavoro è tanto e pressante: bisogna preparare il pane necessario per un intero anno.
Il forno non si deve spegnere, nemmeno la notte: consumerebbe troppa legna!
Ed ecco, dall’impasto di segale e frumento, li pan, le piatè e anche i dolci créchen per i bambini.
Infine, dopo una pausa sui tavéi (tavole d’appoggio) e il passaggio del forno, il riposo definitivo sui rahtèllé (rastrelliere).