Introduzione
Le patate, arrivate in Valle alla fine del ‘700, sono state accolte con grande diffidenza, forse dovuta anche al fatto che, lasciate alla luce, diventano verdi e altamente tossiche.
Fu la carestia del 1817 a farle apprezzare, in quanto davano una produzione abbondante e si adattavano bene anche alle alte quote.
Prima della patata era molto diffusa la pastinaca, una radice a fittone, bianca e carnosa, che, surclassata dalla patata, è stata ormai dimenticata.
La semina delle patate
Dopo aver sparso il letame sul campo, si procede alla semina delle patate.
L’aratro, trainato dal mulo o dall’asino, apre il solco in cui vengono deposte le patate germogliate. Lungo tutta la sua lunghezza sono distribuite le persone che lo richiudono, ponendo attenzione a non far scivolare la terra a valle.
Se il campo è piccolo, o molto scosceso, e non si può lavorare con l’aratro, allora il solco è aperto con la zappa, con maggior dispendio di tempo ed energia.
Spesso i bambini partecipano a questo lavoro, deponendo le patate nel solco.
La raccolta con la zappa
Il campo è piccolo, troppo piccolo per accogliere il mulo con l’aratro e la teoria di persone che devono seguirli.
La zappa, anche se il lavoro è un po’ più faticoso, va bene.
Solco dopo solco il campo si arrende, le gerle si riempiono di patate.
Un ultimo sforzo per alzarsi con la schiena appesantita dalla gerla, o dal sacco, e via verso casa a cercare un po’ di riposo.
La raccolta con l’aratro
L’aratro trainato dal mulo apre il solco, le patate affiorano numerose. Sono belle, grandi, sarà un buon raccolto.
Le numerose persone lungo il solco raccolgono le patate e ricompongono la terra.
Il mulo e l’aratro percorrono veloci il campo, in un senso e nell’altro.
Il lavoro avanza, il campo è cosparso di sacchi di patate.
Non dovranno andare sino alla cantina sulla schiena di nessuno, ormai c’è il trattore, che consente di risparmiare tempo e fatica.