Introduzione
L’inverno inizia presto, molto prima della sua data ufficiale, l’inizio e la fine sono definite dall’arrivo e dallo scioglimento della neve; al suo arrivo i lavori all’aperto cessano e iniziano le attività tipiche di questa stagione.
Nei primi mesi la trebbiatura del grano, la cottura del pane, la macellazione e la preparazione degli insaccati; mentre la fabbricazione dei sabots, la filatura della lana e la cura degli animali, sono attività che durano tutto l’inverno.
Il villaggio sotto la neve
In inverno abitare nella stalla, sfruttando il calore degli animali, fa risparmiare legna per il riscaldamento.
È piacevole stare nella stalla, quando, cessate le attività, il silenzio è rotto solo dal ruminare delle mucche. Sotto la neve il villaggio, per lo più silenzioso, si anima, al mattino e alla sera, quando tutti portano il latte alla latteria, o al suono della campana che chiama alla scuola, alla corvée, alla messa o a raccolta per qualche evento eccezionale.
Il vecchio mulino
Fine autunno, inizio inverno, il grano raccolto e trebbiato viene portato al mulino di Pilaz, ultimo rimasto, dove diventerà farina per il pane.
Erano numerosi ad Ayas in un passato ormai lontano i mulini costruiti lungo i corsi d’acqua.
Di essi rimangono solo pochi ruderi e qualche ricordo. Ma un vecchio mulino, gestito da una vecchia mugnaia in un paese lontano, ci fa entrare, come per incanto, in uno di quei mulini.
La preparazione del pane
Novembre. I lavori nei prati e nei campi sono terminati. Le mucche non escono più per il pascolo. È arrivata la neve.
Nel ciclo perenne delle stagioni è il momento della preparazione del pane.
Pane che durerà un intero anno adagiato sui rahtellé, le rastrelliere appese al soffitto dove sono appoggiati i pani ben difesi dai topi.
Salsicce e sanguinacci
L’inizio dell’inverno è anche il momento della macellazione degli animali domestici, che porta un poco di abbondanza alla parca mensa quotidiana.
Ed ecco le salsicce e i sanguinacci, appesi e fatti asciugare, il lardo e la carne pressata nei mastelli di legno con sale abbondante e aromi vari.
Anche loro, come il pane, dureranno un anno. La carne che rimarrà all’inizio dell’estate verrà appesa al camino ad affumicare. Affettata e mangiata cruda è una vera golosità.
Fiorré, sove e mungitura
ILe mucche accudite, i lavori della stalla terminati, è ora di preparare le sove (razioni di fieno) per la sera e il mattino successivo. Il paié (fienile) e il rascard si animano. I due fiorré (teli) con le sove vengono portati accanto alla stalla.
Verso le quattro del pomeriggio le sove del primo fiorré vengono distribuite alle mucche. Inizia così il rito vespertino del ressegri (accudire gli animali nella stalla): le mucche vengono munte e i vitellini aspettano affamati la loro razione di latte. I più piccoli non sono ancora capaci di bere dal secchio, perciò devono essere aiutati.
La latteria
Di buon mattino e all’imbrunire il villaggio si anima.
Bongior, t’iè ben levà, al mattino.
Boehpro, alla sera.
Tutti vanno e tornano dalla latteria. Portano il latte. Diventerà burro e formaggio che le famiglie prenderanno in proporzione a quanto consegnato.
Zefir fa il burro
Non tutti portano il latte alla latteria.
Qualcuno, come Zefir, preferisce fare il burro e il formaggio a casa propria.
La lavorazione dei sabots
La produzione dei sabots, uniche calzature portate ad Ayas, richiede il lavoro di numerosi sabotiers, che dedicano a questa attività tutto l’inverno.
C’è chi rimane in valle e chi va in Piemonte, perché anche qui i sabots sono molto apprezzati. C’è chi lavora da solo come Osvaldo e chi lavora in coppia come Mile ed Ezio.
I segantini
Sale, scende, sale, scende, per ore, giorni, mesi. È la sega che i segantini muovono con ritmo costante; uno sopra, uno sotto il cavalletto. È un mestiere duro e faticoso che spesso porta lontano gli uomini di Ayas alla ricerca di un lavoro che permetta loro di guadagnare un po’ di soldi.
I segantini erano attivi ancora all’inizio degli anni ’50, malgrado le numerose segherie ad acqua, perché potevano montare un cavalletto e fare le assi sul luogo stesso dove l’albero era stato abbattuto.
Ancora oggi si trovano e si riconoscono le assi fatte a mano. Sono celate nella parte posteriore dei vecchi mobili, oppure nella parte non in vista di pavimenti e soffitti delle case più vecchie.
La sederià
Le lunghe serate invernali diventano momenti di incontro per gli abitanti del villaggio.
Nel tepore delle stalle, con amici, parenti o vicini, venuti sédè (in visita) si parla, si ricorda e si lavora.
Le donne cuciono, filano, lavorano a maglia.
Gli uomini chiacchierano, riparano o fabbricano attrezzi da lavoro.
I bambini giocano o fanno lavoretti.
La morra e le carte
Anche l’osteria in inverno è più frequentata. Un bicchiere di vino, una chiacchierata, qualche scherzo: momenti di evasione dalla realtà di ogni giorno.
Spesso può capitare di udire un vociare concitato, accompagnato da colpi di pugni sul tavolo:
Mourra, Ces Ces, Mourra
È il gioco della morra, che avvince e trascina.
Più tranquillo il gioco delle carte, molto presente anche nelle stalle.
Trascorre così il lungo inverno nell’attesa che torni con la Primavera un nuovo ciclo di lavori.